Racconti dalla Motor Valley

Collezione Umberto Panini: la storia della Maserati custodita e tramandata dalla famiglia del grande imprenditore modenese.

Il 2 dicembre 1996 la Motor Valley stava per essere privata di uno dei suoi simboli più rappresentativi e di un pezzo tra i più importanti della storia dell’automobilismo italiano. La casa londinese Brooks aveva fissato per quel giorno la messa all’asta della Collezione del Museo Maserati, 19 prestigiosissimi esemplari simbolo di ottant’anni di attività del Tridente. Proprietaria della casa automobilistica modenese, all’epoca, era la FIAT. La collezione però apparteneva ad Alejandro De Tomaso, che tre anni dopo aver venduto l’azienda aveva deciso di fare altrettanto con quelle ultime proprietà, dal 1965 in bella mostra all’interno dello stabilimento di Maserati.

Un patrimonio meccanico e ingegneristico che era anche, e soprattutto, storico e culturale, tanto da scatenare una vera e propria mobilitazione tra autorità e appassionati. La soluzione arriva pochi giorni prima dell’asta, per mano di una famiglia che aveva già legato il proprio nome a quello della città di Modena, e contribuito a renderla nota in tutto il mondo. La famiglia Panini, e nello specifico Umberto Panini, uomo e imprenditore intraprendente e avventuroso, appassionato di terra e di motori. Legatissimo a quell’Emilia in cui era tornato dopo sette anni passati in Venezuela, che gli erano serviti a imparare a fare da sé e a non dipendere da nessuno.

Umberto Panini acquista la Collezione, trattenendola così nella sua terra d’origine. La sposta appena fuori città, nell’azienda agroalimentare di sua proprietà dove si produceva – e si produce tuttora – un Parmigiano-Reggiano a totale filiera biologica. È qui, in questa tenuta chiamata Hombre, a ricordo del soprannome che Umberto aveva in terra venezuelana, che più di diecimila visitatori l’anno arrivano per ammirare queste autovetture uniche nel loro genere. Macchine che hanno fatto la storia dell’automobilismo come la 6C 34, la monoposto prodotta in soli 6 esemplari con cui nel 1934 Tazio Nuvolari vinse il Gran Premio di Modena. O la A6GCS Berlinetta Pininfarina, una delle quattro realizzate per la partecipazione al Campionato Mondiale Sport Prototipi e considerata uno dei massimi capolavori del carrozzaio torinese.

Ai 19 esemplari salvati da Umberto Panini la Collezione ha visto aggiungersi, nel corso degli anni, altri pezzi pregiati. Oggi, nel capannone arredato in stile art déco in cui è alloggiata, oltre a 21 Maserati e 12 auto di altri costruttori sono presenti 60 tra motociclette e biciclette a motore, e 20 trattori d’epoca agricoli. Giovanni Panini, figlio di Umberto e responsabile della Collezione insieme alla sorella Manuela e ai fratelli Marco e Matteo, ci apre le porte di questo straordinario tesoro, dove sono custoditi alcuni dei gioielli più prestigiosi di tutta la Motor Valley.

Giovanni, iniziamo dal passato. La storia della Collezione è unica tanto quanto le
auto che la compongono.
Il momento che sancisce la nascita della Collezione è noto a tutti. Ma le sue origini possono essere fatte risalire a metà degli anni ottanta, quando mio padre Umberto, spinto dalla passione e con spirito amatoriale, iniziò a collezionare automobili e motociclette.

(Giovanni Panini a destra e Matteo Panini a sinistra).

Sì, perché la Collezione è legata al nome di Maserati, che a sua volta è evocativo delle quattro ruote. Nella Collezione però c’è molto di più.
Mio padre era un grande appassionato di moto. Erano tante quelle che catturavano la sua attenzione. Lui però, campanilistico com’era, le comprava solo se avevano targa Modena. Oggi l’esposizione delle motociclette comprende 60 esemplari di vari costruttori. Racconta la storia delle due ruote, dalle prime applicazioni su bicicletta di semplici bicilindrici da 20cm3 fino a veicoli più sofisticati come la DKW a motore rotante. Ci sono i marchi più gloriosi italiani come Ducati, Gilera, Moto Guzzi, o quelli stranieri come Norton e Harley Davidson, e altri che potremmo definire di piccolo cabotaggio, tra cui Maserati stessa. Non tutti lo sanno, infatti, ma dal 1953 al 1960 Maserati costruì motociclette, per inserirsi in un mercato che come tanti altri in quel periodo stava vivendo un vero e proprio boom. Noi ne abbiamo tre.

Qual è il rapporto con Maserati?
Con Maserati abbiamo una collaborazione intensa e continua, ricca di scambi e attività. Oggi, per esempio, la nostra Tipo 63 Birdcage è esposta nello showroom dello stabilimento di via Ciro Menotti, mentre noi ospitiamo una Gran Turismo e una Gran Cabrio. È una cooperazione proficua che vuole testimoniare la continuità tra la storia e la modernità di Maserati. Di fatto noi siamo responsabili e testimoni della storia del brand Maserati nel mondo. Anche per questo motivo le vetture della Collezione non hanno mai subito modifiche da parte nostra. Sono vetture completamente originali, assemblate direttamente da Maserati e non soggette a opere di restauro. E sono quasi tutte funzionanti. Sono vetture molto richieste, che spesso escono per partecipare a eventi, esibizioni, contest. Naturalmente richiedono piccoli interventi di manutenzione, che vengono svolti da officine specializzate. Artigiani delle automobili, in questo caso Maserati, che si trovano unicamente in questo territorio.

Quali sono i pezzi più pregiati?
Se guardiamo alle auto sono due vetture racing, una a ruote coperte e l’altra a ruote scoperte. Da un punto di vista economico, il pezzo pregiato sarebbe la A6GCS 53 Berlinetta, progettata da Gioacchino Colombo, realizzata da Pinin Farina ed eletta l’auto del centenario Maserati. Ma la più iconica è sicuramente la 420 M Eldorado, la prima vettura da corsa completamente sponsorizzata da un’azienda esterna al mondo dell’automobile. È un pezzo unico, imponente, ed è l’auto che cattura di più l’attenzione del visitatore.

E quelli a cui lei è più legato?
Tutte sono bellissime, tutte hanno una storia unica. Se dovessi fare una distinzione di tipo tecnico, direi la Tipo 63 e la Tipo 61 Birdcage, per la loro avveniristica costruzione motoristica e telaistica. Come esperienza di guida, le due Ghibli, la GT e la Spider, sono quanto di più bello ci possa essere per viaggiare su strada. Per le moto la scelta è ancora più difficile. Da amante delle Ducati e delle motociclette inglesi, direi lo Scrambler 350 con serbatoio giallo, però uno Scott Squirrel o un Indian rappresentano la storia del motociclismo.

Che cosa colpisce di più i visitatori della Collezione?
Certamente il colpo d’occhio, la visione generale d’insieme dell’esposizione. Che è inserita in un contesto agricolo, in una struttura stile anni ’20, in cui spicca questo colonnato che mio padre Umberto recuperò, per caso, da un robivecchi di Gambettola, in provincia di Forlì. Lo trovò perfetto per l’architettura interna che aveva in mente, ispirata alla Cité de l’Automobile a Mulhouse che lo aveva tanto affascinato. È una struttura bella e anche funzionale, perché appena varca la porta di ingresso il visitatore gode di una vista completa su tutta la collezione.

E quali sono i visitatori che più hanno colpito lei?
Una volta un visitatore mi offrì di scambiare la nostra A6G 54 con carrozzeria Allemanno per un quadro di un pittore famoso. A parte questo, mi colpiscono sempre i visitatori appassionati al marchio Maserati, specialmente quelli legati affettivamente a un particolare modello a seguito di un episodio o di una storia personale.

Qual è lo stato della Collezione? C’è un pezzo che vorrebbe aggiungere?
Dal nostro punto di vista la Collezione è completa e racconta in modo esaustivo la storia del marchio. Riceviamo sempre offerte e non rifiutiamo mai richieste di valutazione, ma non pensiamo sia ancora il momento di allargare l’esposizione. Poi certo, se capitasse l’opportunità di aggiungere una Sebring o di espandere il capitolo racing con una 150S la valuterei con grande attenzione, ma più per soddisfare un piacere personale che per ampliare la rappresentatività dell’esposizione.

Cos’è per lei la Motor Valley? Come può rapportarsi con il mondo del collezionismo?
L’Emilia-Romagna è depositaria di saperi unici in tutto il mondo. E ancora oggi è in grado di offrire opportunità a chi ha deciso di costruire la propria carriera lavorativa attorno al mondo dei motori. È importante che la Motor Valley mantenga vivo e attivo questo sistema che raccoglie grandi marchi, collezioni, musei e altri soggetti ad altissima specializzazione, perché non venga disperso in tanti piccoli frammenti. Dal punto di vista della collettività, la Motor Valley ha una sua ragion d’essere molto forte. L’unione è importante e la bandiera deve sventolare sempre alta, affinché tutti si sentano parte integrante di una storia che ha un profondo legame con questo territorio.

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