Racconti dalla Motor Valley

Ayrton Senna e l'Autodromo di Imola: il mito oltre la storia.

Quello tra Ayrton Senna e l’Autodromo internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola era un rapporto speciale. Già prima di quell’ultimo, fatale, Gran Premio di San Marino del 1° maggio 1994, il circuito imolese aveva fatto da cornice ad alcuni dei momenti più intensi della carriera sportiva del pilota brasiliano. Alcuni belli, alcuni spiacevoli, altri ancora, come a volte gli capitava, controversi.

A venticinque anni da quel tragico evento ripercorriamo, stagione dopo stagione, gran premio dopo gran premio, la storia del rapporto di Ayrton con il tracciato di Imola. Un legame che si era costruito e rafforzato nel corso della vita sportiva e personale del pilota brasiliano, e che il destino ha voluto rendere eterno e indissolubile.

1984-1987. Senna, la nascita di un campione.

1984. Falsa partenza.

Dopo aver impressionato gli addetti ai lavori in Formula Ford e in Formula 3, Ayrton Senna approda in Formula 1. È ingaggiato dalla scuderia Toleman-Hart, perché i grandi team, tra cui la Williams con cui aveva svolto un test di prova sotto invito diretto del patron Frank Williams, sono già al completo. La monoposto non è certo tra le più competitive del campionato. Ciononostante, Ayrton porta la piccola scuderia inglese a risultati mai ottenuti prima. Non al Gran Premio di San Marino, però. Nella culla del motorsport italiano, la tappa numero 4 della stagione, Senna arriva motivatissimo e deciso a lasciare il segno. Un problema al motore della sua Toleman gli impedisce però di girare veloce il venerdì. Le qualifiche del sabato sono segnate da un fortissimo e inaspettato temporale. Senna è il più veloce sul bagnato. Il mondo si gode meravigliato un primo assaggio delle sue incredibili doti, ma il suo tempo è comunque lontano da quelli del giorno precedente, e così Senna, per la prima e unica volta nella sua carriera, manca la qualificazione a una gara.

1985. La prima pole di una serie da record.

Ayrton, passato alla Lotus Renault, arriva all’appuntamento del GP di San Marino fresco del suo primo successo in Formula 1, ottenuto all’Estoril in una strepitosa gara bagnata in cui doppia tutti gli altri piloti in pista. Sì salva solo Michele Alboreto, che però arriva secondo con più di un minuto di distacco. Le sue capacità sono ormai manifeste. Nelle prove del sabato ottiene il tempo migliore. Sarà questa la prima di otto pole position al Circuito di Imola, un record assoluto eguagliato poi solo da Schumacher (Suzuka) e Hamilton (Australia). In gara Ayrton guida senza pecche e resta saldo al comando, ma a 4 giri dalla fine, quando sembra avviato verso uno strepitoso bis, un’anomalia del motore lo lascia anzitempo senza benzina. Vince Prost, che però viene squalificato per un peso non conforme della sua vettura, e la vittoria finisce così a Elio De Angelis, suo compagno di squadra alla Lotus Renault.

1986. Un nuovo rinvio.

Senna si presenta a Imola al comando della classifica piloti, grazie al secondo posto ottenuto nel Gran Premio di casa e all’incredibile vittoria in Spagna in volata su Mansell, battuto per soli 14 millesimi. Ayrton parte di nuovo in pole position, la decima della sua carriera, davanti alle due Williams di Piquet e Mansell. Al via viene però superato dal suo connazionale, e all’11° giro è costretto ad uscire per un problema meccanico.

1987. Il primo podio.

Con la sua Lotus motorizzata Honda e non più Renault, Senna ottiene la terza pole consecutiva sul circuito, stavolta davanti a Mansell e Prost. Anche il warm up gli regala buona sensazioni: “Se funziona tutto come previsto, faremo loro mangiare la polvere” proclama ai box. La gara, però, palesa i limiti della Lotus rispetto alle vetture dei grandi team. Senna viene superato al primo giro da Mansell e al sesto da Prost. Ingaggia poi un intenso duello con le Ferrari di Berger e Alboreto, e grazie al ritiro di Prost riesce a concludere la gara al secondo posto, dietro a Mansell, riuscendo così comunque a far avverare la sua profezia.

1988-1991. Solo Senna può battere Senna.

1988. Dominio totale.

Con il passaggio alla McLaren, Senna si ritrova finalmente al volante di una vettura all’altezza del suo talento. Con 15 vittorie su 16 gran premi disputati, la MP4/4 motorizzata Honda passerà alla storia come una delle monoposto più vincenti della Formula 1. Il compagno di squadra di Senna è “il Professore” Prost, il pilota migliore del campionato e l’avversario che Senna si era prefisso di battere sin dal suo arrivo nella massima categoria. I due ottengono la prima fila nelle qualifiche, infliggendo ben tre secondi di distacco alla Lotus di Piquet, terzo classificato. In gara Ayrton domina dalla prima all’ultima curva, vincendo così il suo primo Gran Premio di Imola. Sarà quella anche la vittoria numero uno di 35 alla guida della McLaren, e il primo di otto trionfi stagionali che lo consacreranno Campione del Mondo per la prima volta nella sua carriera.

1989. L’inizio di una rivalità storica.

Proseguendo sulla scia della precedente stagione, la McLaren conferma la sua superiorità con la pole position di Senna e il secondo posto di Prost in qualifica. Il giorno dopo, in gara, un terribile incidente di Berger alla curva Tamburello non sortisce conseguenze drammatiche solo grazie al tempestivo intervento dei “Leoni” della CEA. Dopo una lunga interruzione si procede a una seconda partenza, nella quale Prost riesce a prendere il comando. Ma subito dopo, alla curva della Tosa, Senna controsorpassa il compagno di squadra, contravvenendo al patto di non belligeranza al primo giro di gara stipulato tra i due all’inizio della stagione. Senna si invola e va a vincere il Gran Premio. Prost finisce secondo a quaranta secondi di distacco. Giunto ai box, furioso come mai gli era capitato, il Professore inveisce contro il compagno. Minaccia la McLaren di non correre la successiva gara in mancanza di scuse ufficiali da parte di Senna. Il quale, dal canto suo, risponde di non aver alcuna intenzione di partecipare a gare esibizione. È l’inizio della grande rivalità Prost-Senna, un dualismo tra i più intensi e spettacolari della storia dello sport, che sfocerà quell’anno nel celebre e controverso episodio di Suzuka, nella squalifica di Senna e nel passaggio di Prost, campione del mondo per la terza volta in carriera, alla Ferrari.

1990. Un ritiro indolore.

Il Premio Villeneuve, con cui la città di San Marino onora Ayrton Senna nella giornata di sabato, non porta fortuna al pilota brasiliano. Senna ottiene la pole, la sesta consecutiva nel circuito imolese. Al terzo giro, però, quando già ha distanziato i suoi inseguitori, la rottura di un cerchione lo costringe al ritiro. Vince Riccardo Patrese su Williams, in un podio completato dal compagno di scuderia Berger e dall’italiano Alessandro Nannini (Benetton). L’episodio non impedirà comunque a Senna di ottenere il secondo trionfo iridato, che arriverà il 21 ottobre 1990 a Suzuka dopo l’ennesimo scontro con Prost, un remake di quanto accaduto l’anno precedente che si conclude questa volta con il trionfo finale del brasiliano.

1991. Il re è tornato.

L’inizio di stagione di Senna è entusiasmante. Vince le prime quattro gare, compreso il Gran Premio di San Marino, dove parte in pole position per la settima volta consecutiva nel circuito e per la cinquantacinquesima volta nella sua carriera. Il brasiliano vince davanti al compagno di squadra Berger, distanziato di circa un secondo e mezzo, e al finlandese Lehto, doppiato da entrambe le McLaren. È la 29a vittoria in carriera dell’asso brasiliano, che a fine stagione, al termine dell’ennesimo duello con Prost, si laureerà campione del mondo per la terza volta, la seconda consecutiva.

1992-1994. Senna e le Williams, una storia complicata.

1992. Il vento è cambiato.

Dopo sette anni di pole consecutivi, la XII edizione del Gran Premio di San Marino vede Senna partire terzo dietro a Mansell e Patrese, con un ritardo dal pilota inglese superiore al secondo. La Williams FW14B, motorizzata Renault e dotata di elettronica d’avanguardia, sbaraglia la concorrenza e domina l’intera stagione, tanto da essere definita “l’auto venuta da un altro pianeta”. Nemmeno Senna può fare qualcosa contro lo strapotere di Mansell, che lo distanzia di quasi 50 secondi e ottiene la terza di cinque vittorie consecutive che lo lanceranno verso il suo primo titolo mondiale.

1993. La fine di un’epoca.

Dopo aver meditato il passaggio in Formula CART e aver addirittura contemplato il ritiro dalle corse, Senna, con un contratto a gettone da un milione di dollari a gara, torna alla guida di una precaria McLaren motorizzata Ford, portandola grazie alla sua classe a risultati impossibili. Vince nel tripudio il gran premio di casa, in Brasile, e trionfa con una prestazione memorabile a Donington, in una gara ricca tanto di pioggia quanto di colpi di scena. A Imola, però, le Williams di Alain Prost, rientrato dopo un anno sabbatico, e del britannico Damon Hill sono ancora dominanti. Senna è quarto dietro al giovane Michael Schumacher, con il quale già da un anno capitava di incorrere in qualche scaramuccia, quel genere di attenzioni che solo tra grandissimi si è soliti scambiarsi. In gara Senna riesce a risalire fino al secondo posto, ma al 42° giro la sua vettura accusa problemi idraulici ed è costretto a ritirarsi.

1994. La fine di tutto.

Dopo una telenovela di diversi mesi, Senna sbarca alla scuderia Williams, dove sostituisce l’amico/nemico Alain Prost, ritiratosi definitivamente dopo aver vinto il quarto titolo mondiale. Il pilota più forte arriva così sull’auto migliore del Circo, e va a gareggiare per quel team che aveva bagnato il suo esordio di sempre su una Formula 1, nel test del luglio 1983 a Donington Park. Il nuovo regolamento, però, voluto dalla FIA per aumentare la competitività del campionato, vieta di fatto tutti quei dispositivi elettronici che avevano permesso alla FW14B e alla FW15C di dominare nelle due precedenti stagioni. Senna si ritrova così alla guida di un’auto poco competitiva, che difetta soprattutto in affidabilità.

Nelle prime due gare Senna ottiene due pole ma colleziona altrettanti ritiri. Imola sembra la location perfetta per il riscatto, ma gli incidenti di Barrichello nelle libere del venerdì e di Ratzenberger nelle qualifiche del sabato lo segnano profondamente. Senna si presenta al via in pole position, la 65a della sua carriera, un record che verrà battuto soltanto da Schumacher prima e Hamilton poi. L’atmosfera, già tetra per gli eventi dei giorni pre-gara, si fa ancora più pesante subito dopo il via, con un incidente sulla griglia di partenza i cui detriti finiscono per ferire diversi spettatori in tribuna. Dopo cinque giri guidati dalla safety car la gara riprende in un clima sempre più angosciato. Senna, che nell’abitacolo nasconde una bandiera austriaca per dedicare l’eventuale vittoria a Ratzenberger, si mantiene saldo in prima posizione e nel primo giro dopo la ripartenza fa segnare un tempo strepitoso.

Alle 14.18 inizia il settimo giro in testa, davanti a Michael Schumacher. Dopo aver percorso il lungo rettilineo a più di 300 km/h si appresta ad affrontare la curva Tamburello, la più veloce di tutto il mondiale, quando il cedimento del piantone dello sterzo gli fa perdere il controllo della vettura e lo porta a sbattere ad altissima velocità contro il muro a bordo pista. L’impatto è tremendo. Il puntone della sospensione anteriore destra si spezza e gli penetra nel casco, sfondandogli la regione temporale destra e provocando lesioni gravissime. L’équipe guidata dal medico FIA e suo amico personale Sid Watkins accorre tempestiva e lo estrae dall’abitacolo, vivo ma privo di conoscenza. In condizioni disperate, il pilota viene trasportato via elicottero all’Ospedale Maggiore di Bologna e lì ricoverato nel reparto di rianimazione, dove alle 18.40, dopo vani tentativi di salvargli la vita, viene dichiarato morto.

 

1994-oggi. Ayrton Senna, leggenda immortale.

La scomparsa del pilota segna la nascita del mito. Un mito che viene celebrato nel nuovissimo MAICC – Museo Multimediale Autodromo di Imola Checco Costa con la mostra “Ayrton Magico. L’anima oltre i limiti”: un’esperienza unica, interattiva e coinvolgente, che attraverso gli eventi, le parole e gli oggetti legati all’asso brasiliano consente al visitatore di immergersi nel percorso sportivo e umano di Ayrton Senna. Un concentrato unico di talento, dedizione e fede. Una leggenda che travalica ogni confine di tempo e di spazio, e che a distanza di venticinque anni da quel tragico 1° maggio continua ad essere più forte che mai.

Photo credits: Angelo Orsi, Dima Moroz (12), Gabriele Pierfederici, Carmelo DG, Martin Lee.

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